Friday , 3 May 2024
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Consigliere speciale di Marc Ravalomanana e leader del Partito MFM, Manandafy Rakotonirina rilascia le sue impressioni e la sua analisi sulla situazione attuale.

Intervista: Manandafy Rakotonirina

Niente guerra civile

Secondo Manandafy, “Far saltare un ponte è un atto di guerra, tentare di dar fuoco ad una riserva di carburante è anch’esso un atto di guerra”. Riconosciuto che I sostenitori di Didier Ratsiraka, nel braccio di ferro politico attuale tentano ogni volta di mettere l’olio sul fuoco, Manandafy Rakotonirina non crede che ci si avvii ad una guerra civile, sanguinosa come quelle che il continente Africano ha conosciuto nel corso degli ultimi decenni. Anche se, come ha affermato, “le azioni di Didier Ratsiraka hanno di gran lunga superato la giostra elettorale”. Il Consiliere speciale di Ravalomanana, convinto della natura pacifica dei malgasci, nel complesso, ritiene che gli incidenti avranno luogo ma che qualche perdita in vite umane basterà perchè I cittadini riacquistino la ragione. E inoltre, se nel continente Africano le guerre fratricide sono sovente d’una gravità estrema è perchè “vi sono interessi stranieri che dettano la vita politica del Paese”. Dice “le ingerenze straniere possono essere molto pericolose”.

Il “déjà-vu”

“Abbiamo già vissuto la medesima situazione, con la caduta di Tsiranana” durante la prima Repubblica, e dopo l’ostacolamento di Zafy Albert nel 1996. Il Paese ha conosciuto altrettanti problemi ” ricorda Manandafy che sostiene che “è un’esperienza già vissuta”. E come conseguenza non così drammatica come si crede.

Verso la neutralizzazione di Didier Ratsiraka

Per Manandafy, fine stratega raccomandato in modo particolare a Ravalomanana dai capi delle chiese cristiane nel corso del periodo elettorale, “l’installazione dei presidenti delle delegazioni speciali delle sei province della Grande Ile segnerà la fine del regno di Ratsiraka e non dovrà tardare troppo. Il caso di Fianarantsoa, dove il presidente della delegazione speciale nominato da Ravalomanana alla guida della provincia è sul punto di scacciare il governatore posto da Ratsiraka, avrà un effetto trainante”. Ma Manandafy riconosce che, per fare ciò, “occorre avere il comando effettivo a livello delle forze dell’ordine”. A Fianarantsoa, una parte consistente dell’esercito e della polizia è dalla parte del presidente della delegazione speciale. Ma sfortunatamente, ad Antsiranana, prosegue Manandafy, “il governatore detta legge, come sembra anche essere il caso di Toamasina”. E conclude che “quando le braccia destre di Didier Ratsiraka saranno ridotte al silenzio, non potrà più agire liberamente”. E per suffragare il suo discorso, il consigliere speciale di Ravalomanana ricorda che Tsaranazy e Sophie Ratsiraka sono già ufficialmente ricercati. L’ottimismo di Manandafy Rakotonirina si basa sul fatto che, come ha detto, “dopo l’investitura di Marc Ravalomanana, avvenuta il 22 febbraio, quest’ultimo ha guadagnato sistematicamente terreno, da allora Didier Ratsiraka vede il suo margine di manovra sempre più ridotto”.

Una nuova Alta Corte Costituzionale

A seguito dell’annullamento della nomina dei membri dell’Alta Corte Costituzionale (HCC), la giurisdizione che ha proclamato I risultati ufficiali del 16 dicembre, Manandafy annuncia che “nei prossimi giorni sarà costituita una nuova HCC, ed è Ravalomanana che nominerà I tre membri previsti per la quota del Presidente della Repubblica e poco importa se Ratsiraka non l’accetterà”. Quando l’istituzione sarà in grado di funzionare “potrà iniziare un nuovo ricalcolo dei voti o validare la squalifica di Didier Ratsiraka, richiesta che è stata depositata dal partito di Ravalomanana durante il periodo elettorale”.

Un potere in via di legalizzazione

Il potere diretto da Marc Ravalomanana è certamente legittimo, ma non ancora del tutto legale. Secondo Manandafy “la presentazione del programma di governo di Jaques Sylla, il Primo ministro di Ravalomanana, all’assemblea nazionale alla fine di marzo, è già un primo atto di legalizzazione del potere detenuto dal nuovo presidente”. In più, prosegue, “Ravalomanana accetta di sottostare alla Costituzione, l’amministrazione è d’altra parte al lavoro”. La costituzione della nuova HCC permetterà di avanzare ancora un po’ sul terreno della legalità.

Verso un riconoscimento a livello internazionale

Continua il nostro interlocutore “il riconoscimento del potere diretto da Ravalomanana da perte della comunità internazionale rivela il gioco di interessi. E se I partner stranieri del Madagascar ritengono che Marc Ravalomanana possa garantire I loro investimenti e il loro sostegno finanziario al Paese, il riconoscimento, poco a poco, sarà effettivo”. Senza dubbio è anche legato alla legalizzazione del potere di Ravalomanana.

Un punto a sfavore per le barricate

Le barricate installate dai sostenitori di Didier Ratsiraka sulle strade nazionali per asfissiare economicamente la provincia di Antananarivo non sono ancora state eliminate e riconosce che ciò costituisce un punto a sfavore per Ravalomanana” ma crede che “queste barricate sono ancora più negative per Ratsiraka”.

Nessun’altra alternativa

A coloro che pensano che la presa del potere di Ravalomanana avrebbe potuto essere facilitata con un secondo turno delle presidenziali, Manandafy risponde che “Didier Ratsiraka avrebbe potuto, durante un secondo turno, aggravare le sue velleità di frode elettorale, arrivando anche ad utilizzare le armi, se necessario”. E che, secondo lui, “la presenza di osservatori internazionali stranieri non avrebbe potuto impedire a Ratsiraka di agire a suo piacere”. “Vedete ciò che è successo in Zimbawe, gli osservatori internazionali non hanno potuto fermare la brutalità di Mugabe”, sostiene il nostro interlocutore. Prima che si facessero gli scrutini, Manandafy afferma di aver contattato I capi delle chiese e delle ambasciate in Madagascar per dir loro che “la gestione delle elezioni non deve essere lasciata nelle mani di Ratsiraka, noto frodatore”. Poichè “la società civile e gli uomini politici non accettano di lasciarlo fare”. Il nostro interlocutore afferma che avrebbe desiderato vedere un governo di transizione gestire le elezioni presidenziali per garantire la sincerità dei voti. Ma non è accaduto.

Che farà Ratsiraka?

“Didier Ratsiraka morirà di morte naturale” sottolinea Manandafy. Egli ricorda una teoria dell’OUA che dice che “non bisogna traumatizzare un capo di Stato che se ne và”. Occorre secondo Manandafy, “consentirgli una vita decente”. E conclude che “Ratsiraka sarà un buon padre di famiglia”.