Friday , 19 April 2024
enfrit
Alcuni malgasci vivono al giorno d'oggi in uno stata di povertà pressochè assoluta. La vita della famiglia Rajaona è significativa.

Minacciati d’essere sfrattati, sopravvivono alla crisi

Rajaona era meccanico in una zona franca tessile. Anche sua moglie lavorava. Guadagnavano in due poco più di 400.000 Fmg (57 Euro) al mese. Si recava al lavoro tutte le mattine alle 5.45 o poco più tardi per terminare alla sera alle 20.00. Dato che non era previsto il trasporto per il personale, doveva rincasare a piedi o prendere l’autobus. Questo trasferimento costa loro più di 100.000 Fmg (14 Euro) al mese, senza contare gli 80.000 Fmg (11 Euro) al mese per il trasporto di quatro dei loro sei figli che frequentano una scuola pubblica, gratuita, situata a 5 km dalla loro favela.
La famiglia Rajaona è in affito in una piccola casa composta da una sola stanza a 125.000 Fmg al mese (21 Euro) e riserva ogni giorno un po’ più di 7.000 Fmg (1 Euro) circa 21.000 Fmg (21 Euro) al mese per l’alimentazione.

Si indebitano per sopravvivere!

La spesa totale oltrepassa il guadagno. Dovrebbe ancora cercare un surplus di minimo 115.000 Fmg (16 Euro) per coprire la differenza e onorare I debiti che la famiglia contrae nel corso del mese. Questi costi riguardano solo il minimo indispensabile per la famiglia Rajaona, I vestiti, le medicine e il sapone con sono compresi nel calcolo. Dato che non hanno corrente elettrica, Rajaona deve pensare alle candele. “Il nostro salario non è mai abbastanza. Non mangiamo più. Tutti I mesi ci indebitiamo per poter sopravvivere. Non si tratta di cattiva gestione ma di insufficienza delle risorse. A volte o non mangiamo o dobbiamo andare a piedi. E’ impossibile risparmiare, lavoriamo solo per nutrirci”. Si lamenta il padre di famiglia.

Il licenziamento non migliora le cose

Questa famiglia è abituata a questo tenore di vita dal 1997 quando Rajaona e sua moglie hanno iniziato a lavorare in officina. Nel mese di febbraio hanno contemporaneamente perso il lavoro, all’inizio della crisi politico-economica. La zona franca che li aveva assuni ha definitivamente chiuso I battenti. Non hanno più uno stipendio regolare. Le entrate della famiglia sono cadute a zero e tendono al negativo.
“Busso ogni giorno alla porta delle società di confezioni per cercare lavoro,ma invano, la maggior parte ha dichiarato il licenziamento tecnico”, spiega il capo famiglia. Da più di due settimane guadagna del denaro facendo dei lavoretti: muratore, manutenzioni, etc. Sua moglie fa come lui. In questi giorni cerca l’acqua per una famiglia della capitale. Domani, laverà la biancheria per un’altra. Dopodomani farà qualcos’altro. “Guadagnamo tutt’e due in media da 5000 Fmg (0,71 Euro) a 2.500 Fmg (0,35 Euro) al giorno. Questo denaro è destinato all’alimentazione quotidiana, niente di più. Non basta certo. A volte non mangiamo al mattino. Beviamo dell’acqua calda. Non usiamo più il carbone come prima. I bambini cercano dei legni o dei ramoscelli in giro dopo la scuola”.

Rischio di sfratto

Un’altro problema che la famiglia deve affrontare è l’affitto. Rischiano di essere sfrattati dalla loro piccola casa. “Sono 5 mesi che non abbiamo più I mezzi per pagare l’affitto. Non abbiamo soldi per il momento”, dice Rajaona. Il proprietario non ne vuole sapere. Ha già inviato alla famiglia una lettra di sfratto. “Se non rimanda, rischiamo di trovarci in mezzo alla strada. Nessuno ci ospita”, si lamenta la moglie di Rajaona. Dentro la casa, non c’è praticamente più niente : non ci sono più letti, la famiglia dorme insieme su un materasso fatto di cespugli con sopra un lenzuolo strappato. A questo si aggiunge una piccola tavola con 2 sgabelli di rafia. Si siedono per terra quando mangiano o quando devono fare I compiti. Restano ancora 4 piatti e 6 cucchiai che usano a turno per mangiare e una sola marmitta posta su 2 mattori che servono per scaldare. “Avevamo dei mobili ma abbiamo dovuto vendere tutto per nutrire I nostri bambini. Adesso non c’è più niente da vendere”, si lamenta la madre dei 6 bambini.

Avvenire incerto per I bambini

L’avvenire di questi ultimi è msso in gioco. I due che hanno 14 e 12 anni devono marinare la scuola in questo periodo per aiutare il padre nei suoi lavori. Quanto agli altri, a volte non vanno a scuola a causa della spesa per l’autobus. “Se la situazione continua devono abbandonare definitivamente gli studi. Non si può più mandarli a scuola. Non c’è più niente, nè quaderni, nè penne. Hanno spesso fame e il rendimento ne risente”, piange la madre. E prosegue: “quando avremo un po’ più di soldi li manderemo ancora a scuola. So che non potranno avere un gran bell’avvenire se non vanno a scuola, ma per il momento non si può fare nulla. Mi dispiace!”.
La sola cosa che non scoraggia questa famiglia è senza dubbio il pensiero che non sono I soli in questa situazione. Magra consolazione. Ma come tutte le 130.000 persone licenziiate dalle imprese private a causa del perdurare della crisi, combatte. Rajaona sa che la sopravvivenza della sua famiglia è a questo prezzo.